“Al km 14,200 della Cassia, in località La Storta, i prigionieri furono fatti scendere e trascinati già dalla strada, oltre un gruppo di alberi che li nascondeva ad uno sguardo…”
(I. Musiani, I martiri della Storta)
In località La Storta, stazione di posta di epoca romana frequentata più tardi dai pellegrini cristiani in arrivo dalla Toscana lungo le vie Francigene, al “decimo miglio da Roma”, sorge un’antica chiesa parrocchiale all’interno della quale un’iscrizione commemora il passaggio di sant’Ignazio di Loyola nel 1537. Il nome “La Storta” deriva forse dal fatto che la strada principale fa una grande curva. Nella seconda metà del XVIII secolo, papa Pio VI aveva concesso in uso la stazione di posta alla famiglia Borghese, che più tardi l’aveva passata agli Aldobrandini; alla vigilia della presa di Roma, la stazione di posta era poi passata al Governo.
Nei pressi, non lontano dalla Torre “delle Cornacchie” (XI secolo), torre di guardia per il controllo della strada a sicurezza dei pellegrini, si trova il casale “della Spizzichina”, una tenuta sorta intorno ad un castello e torre medievali (XI-XII secolo), che il conte Grazioli aveva fatto restaurare negli anni Venti del Novecento dall’architetto Lorenzo Corrado Cesanelli.
Alla liberazione della città, nel giugno 1944, i tedeschi si dirigono verso nord percorrendo la via Aurelia, la via Cassia e la via Flaminia. La ritirata si consuma nella forma di un’interminabile fila di uomini e mezzi che lentamente defluiscono mentre gli Alleati fanno il loro ingresso nella capitale acclamati dalla folla.
Oggi, località La Storta è una frazione di Roma, ed è parte del Municipio XV. Vi si trovano due lapidi – lungo la via Cassia e all’interno della vecchia tenuta – che ricordano i 14 martiri della Storta.